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La terapia neuropsicomotoria: perché il movimento è strettamente collegato all'apprendimento

Dott.ssa Giovanna Opocher • gen 24, 2023

"Se ascolto dimentico, se guardo capisco e se faccio imparo”.


Confucio


La terapia neuropsicomotoria, che ad oggi viene utilizzata per sostenere e riabilitare disturbi e difficoltà del neurosviluppo, si è sviluppata sulla base delle scoperte e degli studi fatti in neuropsicologia e neurofisiologia che evidenziano il ruolo del movimento, soprattutto nei primi anni di vita, come precursore di ogni processo d’apprendimento.


Di estrema importanza in questo senso sono stati tutti gli studi effettuati sui neuroni a specchio (Rizzolatti et al., 1996; Gallese et al., 1996). I neuroni specchio sono una classe di neuroni motori che si attiva involontariamente sia quando un individuo esegue un'azione finalizzata, sia quando lo stesso individuo osserva la medesima azione finalizzata compiuta da un altro soggetto.

Il cosiddetto "sistema specchio" è stato chiamato in causa per spiegare funzioni cognitive complesse come l'acquisizione del linguaggio, la teoria della mente o l'empatia.


Il quadro generale che emerge da queste evidenze empiriche è il seguente: l’integrazione multimodale sensori-motoria conseguita dal sistema di neuroni specchio mette in essere simulazioni di azioni che vengono utilizzate non solo per l’esecuzione delle stesse azioni, ma anche per la loro comprensione implicita quando sono eseguite da altri. 

Questo significa che il nostro cervello è in grado di simulare azioni prima ancora di eseguirle e questo processo sta alla base di ogni apprendimento che implichi un’azione motoria. 

 

La terapia neuropsicomotoria fonda quindi la sua pratica su questo costrutto e facilita l’apprendimento di sequenze motorie sia attraverso l’osservazione ( il/la bambino/a osservano il terapista eseguire un compito motorio) sia attraverso l’esecuzione differita del compito motorio che viene rinforzata dal terapista che la adatta ai bisogni specifici di quel/la bambino/a, cura l’ambiente in cui questa azione viene appresa, e sostiene la motivazione del/la bambino/a nel fare da solo. 

 

A livello neuropsicologico, inoltre, è stato dimostrato come la qualità, la quantità e il tipo di movimento che ogni individuo è in grado di apprendere ed eseguire, è profondamente interconnesso con il suo stato emotivo e dalle sue caratteristiche psicologiche come il temperamento, il carattere e la personalità. 

 

Il modo in cui ci muoviamo rappresenta quindi un tratto principale attraverso cui ci presentiamo, costruiamo la nostra identità ed interagiamo con il mondo e con le persone. 

Il movimento rappresenta il mezzo elettivo attraverso cui fin dai primissimi giorni di vita il bambino esplora, conosce, apprende. 

E’ grazie alla sinergia della spinta genetica, della stimolazione ambientale e della relazione con i suoi genitori che il bambino raggiunge le diverse tappe psicomotorie, e la conquista di ogni tappa psicomotoria si relazione intimamente anche con lo sviluppo dell’identità.

 

Se prendiamo come esempio la tappa fondamentale della posizione eretta, possiamo considerarla solamente come un atto motorio, frutto di competenze muscolo scheletriche che vanno sviluppandosi secondo un programma genetico prestabilito. 

Ma se osserviamo con attenzione lo sviluppo del bambino, ci rendiamo conto che l’atto di mettersi in piedi, è molto di più del semplice atto motorio. 

Le modalità attraverso cui avviene il raggiungimento di questa tappa sono di fondamentale importanza nel valutare lo sviluppo del bambino in modo completo e globale.

Il bambino che raggiunge la posizione eretta sta a tutti gli effetti stabilendo e comunicando la propria identità, la sua indipendenza e intenzionalità nello spostamento e nel decidere in modo autonomo come, dove e perché spostarsi.

In altre parole il bambino sta mettendo le basi per lo sviluppo di un proprio sé distinto da quello dei genitori.


Concludendo, la qualità e la quantità di esperienze motorie che il bambino fa, specialmente in epoca prescolare, sono di fondamentale importanza per lo sviluppo neuropsicologico e per creare e consolidare circuiti cerebrali che possano essere pronti a supportare la funzioni cerebrali più complesse come l’attenzione, la memoria, il problem solving, l’autoregolazione emotiva, l’integrazione sensoriale, l’apprendimento del linguaggio e le abilità logico matematiche. 


Facciamo fare quindi ai bambini tante esperienze motorie in relazione con noi adulti e con i pari, giochiamo con loro il più possibile attraverso il movimento, che muovendoci, il nostro corpo entra in relazione con la nostra anima e ne rivela la sua identità più arcaica e profonda.


Bibliografia

Rizzolati G., Sinigaglia C. So quel che fai. Il cervello che agisce e i neuroni specchio.

Rizzolati G., Sinigaglia C. Specchi nel cervello. Come comprendiamo gli altri dall'interno

Stern N. D. Il mondo interpersonale del bambino.

Brazelton T. B. Il bambino da 0 a 3 anni. Guida allo sviluppo fisico, emotivo e comportamentale del bambino. 

Winnicott D. W. Gioco e realtà.

Aucouturier B. La pratica psicomotoria. Rieducazione e terapia.

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